ITALO MAGNO
Visioni di un naufrago
| Usa così. Avrei dovuto dare da leggere ad un critico letterario o ad uno scrittore di fama il mio romanzo, appena edito dalla Garzanti, affinché, esaminatolo sul piano contenutistico e dello stile, ne traesse una recensione capace di stimolare la curiosità del lettore de il Corriere del Golfo, fino a spingerlo a leggere l'opera.
Invece, senza per questo rinunciare al gusto un tantino narcisistico di vedere fra un po' di tempo pubblicata da qualche parte una recensione sul mio lavoro, voglio questa volta, sul giornale per il quale scrivo, entrare nel vivo dell'arte del narrare, dei vizi, dei vezzi e soprattutto della finale soddisfazione che muove lo scrittore. Senza, peraltro, venir meno al compito, non ingrato, di parlare del libro.
Innanzitutto diciamo del parto. Sì, perché per uno scrittore ogni nuovo libro edito è come un nuovo figlio, ch'egli accoglie con trepidante gioia e a cui rivolge ogni premura. Dunque, questo romanzo è il mio ottavo rampollo, ed essendo per il momento l'ultimo nato è quello che amo di più; per questo motivo, egli sarà nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, più coccolato di tutti quelli che lo hanno preceduto e che in qualche modo gli hanno spianato la strada.
Ecco la prima verità: per lo scrittore, prima di nascere, l'opera scritta giace nel cassetto, fino a pubblicazione, per diversi mesi, finché non si trova una casa editrice disposta a rischiare la propria credibilità, ed il proprio denaro, per permettere al frutto, non dell'amore ma dell'ingegno, di vedere la luce. Dopo questa sorta d'incubazione, successiva al
concepimento, iniziato nella testa dell'autore e proseguito in quella capiente placenta che è il computer, ecco che il figlio, uscito dalle presse con ancora addosso l'odore di colla, comincia ad emettere i suoi primi vagiti e si mostra al suo papà (o alla mamma, se chi scrive è donna) con una bellissima copertina colorata.
Ciò detto, mi appresto ora ad esaminare il contenuto del libro, visto che, nonostante il suo papà sia già conosciuto, egli ancora non lo è. Occorre, quindi, fare di tutto per presentarlo in pubblico e fargli guadagnare un giusto posto in società....
"Ma via" potrebbe dire a questo punto l'attento lettore, "presentaci questo benedetto libro e falla finita!"
Certissimo. E' esattamente quello che farò. E per presentare il romanzo metterò in primo piano innanzitutto il suo personaggio principale: si chiama Luca ed è anche il narratore interno alla storia, cioè colui che racconta come sono andate le cose; ma, siccome questo è un libro un po' strano, non vi è in esso un solo narratore, perché ne interviene subito un altro, esterno, che racconta le cose dal proprio punto di vista e non è neanche raro che i due si accapiglino sulle interpretazioni da dare alle vicende accadute, perché dovete sapere che le cose accadute non sono proprio piane e spesso il loro procedere è così contraddittorio ed intricato che i due
narratori non riescono a mettersi d'accordo nemmeno per decidere se l'infermiera che cura Luca sia "una prorompente fanciulla, avviluppata come un fiore nello stretto camice bianco" oppure "una virulenta donnona anteriormente e posteriormente schiacciata, con due occhi sporgenti dietro pesanti lenti" o se, addirittura, non vi sia mai stata alcuna infermiera.
Intorno a Luca ed alla sua storia, ruotano personaggi minori che, come in una giostra ruotante, ambiscono anch'essi mettersi in primo piano: Michele, il compagno di lotta di Luca; Lidia, la rivoluzionaria; Mara, la femminista; e tanti altri ancora.
L'ambientazione storica dell'opera è vicinissima ai tempi presenti, anche se il nostro personaggio, costretto a letto da una grave malattia, ripercorre in un lungo flash-back le tappe della sua vita: l'infanzia, la giovinezza, senza prospettiva e senza lavoro, poi il lavoro in fabbrica ed il rimpianto per quello che poteva essere e non è stato.
Man mano che si va avanti nel plot (intreccio) narrativo, i nodi invece di dipanarsi si aggrovigliano sempre di più e, dall'esame delle situazioni del passato, il nostro personaggio non ottiene la dovuta chiarificazione delle idee, anzi entra in una febbrile crisi che troverà il suo drammatico epilogo solo nelle ultime pagine.
|